L’acqua, risorsa preziosa ma purtroppo limitata, è un elemento essenziale per la sopravvivenza degli ecosistemi presenti nel Parco di Veio. Il sistema di fossi che percorre l’area protetta è il principale serbatoio di diversità ambientale e biologica dell’Area Protetta.

Il reticolo idrografico, costituito principalmente dai tre bacini imbriferi del fosso della Valchetta (l’antico Crèmera), della Torraccia e della Crescenza, così ricco di piccoli e medi corsi d’acqua che attraversano il Parco in direttrice nord-ovest sud-est, alimenta il fiume Tevere nel suo tratto terminale prima dell’ingresso nella città di Roma.

La ricchezza in questa zona vulcanica di acque di falda, ha dato origine a moltissime sorgenti, alcune delle quali caratterizzate da acque minerali fredde e termominerali: ne sono un esempio le acque ferrose nei pressi di Ponte Sodo e dei Bagni della Regina, in prossimità del sito archeologico di Veio e quelle di S. Antonino, dell’Acqua Ferruginosa e del fosso dell’Acqua Forte a Castelnuovo di Porto.

Nel corso di milioni di anni, l’acqua scorrendo sulle morbide rocce tufacee, ha lentamente eroso il letto dei fiumi modellando il paesaggio e favorendo la creazione delle forre. Queste sono vallate molto suggestive, strette e profonde, talvolta con pareti strapiombanti, e rappresentano uno degli elementi più caratteristici del territorio, non solo per l’alto valore paesaggistico ma anche per la loro straordinaria valenza ambientale. In queste infatti le particolari condizioni ambientali di ridotta illuminazione, elevata umidità e temperatura costante hanno permesso la sopravvivenza di delicate comunità biologiche tipiche degli ambienti montani più freddi (relitti paleoartici) che dopo l’era glaciale sono invece scomparse negli ambienti limitrofi più aperti ed esposti.

La biodiversità negli ambienti a rischio: l’acqua

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