Il lupo nel Parco di Veio:
il ritorno di un grande predatore
Quanti lupi ci sono nel Parco?
Dove vivono?
Chi li ha portati?
Sono pericolosi per l’uomo?
Cosa devo fare se li incontro?
I video del Parco di Veio:
Un animale simbolo
E’ uno dei grandi carnivori europei, specie emblematica dal punto di vista naturale ma anche culturale, parte del nostro immaginario collettivo grazie alla fiaba di Cappuccetto Rosso.
Il lupo italiano (Canis lupus italicus), dopo aver rischiato l’estinzione negli anni ’70, grazie alle politiche di protezione della specie ha cominciato a ripopolare spontaneamente il territorio. Un processo di ricolonizzazione naturale dovuto alla grande adattabilità della specie, ma anche all’attività di protezione dell’ambiente naturale che, almeno nei parchi naturali, è ritornato ad essere
idoneo alla presenza di questo grande predatore.
Ad oggi, in Italia si stima la presenza di 1.300-1.800 lupi distribuiti prevalentemente lungo l’Appennino e sulle Alpi, ma anche in zone collinari e litoranee. E’ presente in tutto Lazio e intorno a Roma è già da tempo segnalato ai Castelli Romani, lungo il litorale, in buona parte della Tuscia e, dallo scorso anno nel Parco di Veio. Il monitoraggio nel Parco è cominciato a febbraio 2018,
dopo il ritrovamento di un esemplare morto. Oggi, guardiaparco e naturalisti stanno seguendo un gruppo di 5-7 esemplari.
Conosciamolo meglio
I lupi stabiliscono il proprio territorio in luoghi isolati e lontani dall’uomo. Essendo un superpredatore, ovvero ai vertici della catena alimentare, ha una densità che si mantiene naturalmente bassa in quanto dipende da una risorsa alimentare limitata, la preda, che richiede per la cattura una collaborazione di gruppo. La logica collaborativa si estende anche all’allevamento della prole. Infatti, solo la femmina dominante si accoppia ed i suoi cuccioli vengono cresciuti in collaborazione con le altre femmine del gruppo. Se la femmina dominante scompare, le altre femmine entrano in “gravidanza isterica” per garantire l’allattamento dei cuccioli del branco. Da febbraio a marzo, il maschio e la femmina dominante si accoppiano dando alla luce 3-4 cuccioli, dopo 60 giorni circa. I cuccioli rimangono nel branco fino alla maturità sessuale e, se non acquisiscono la posizione dominante, si allontanano alla ricerca di nuovi territori. Con la dispersione i lupi si adeguano alle variazioni di densità delle prede: in carenza di cibo i giovani lupi sono spinti a lasciare il branco alla ricerca di condizioni più favorevoli contribuendo all’autoregolazione della popolazione. Una strategia questa, che distingue il predatore dalle prede che, essendo erbivori, hanno accesso a tante risorse facilmente disponibili. Per questo non dobbiamo temere che questa specie aumenti come è successo per il cinghiale che, invece, è un animale erbivoro/onnivoro e rappresenta nella nostra zona la preda principale del lupo.
Un predatore a rischio
Le cause di morte più frequenti sono tutte attribuibili all’uomo, in modo volontario (trappole, arma da fuoco, avvelenamento) o accidentale (investimenti). Oggi in Italia uccidere un lupo è un reato punibile con l’arresto secondo il Codice penale e la Legge Nazionale 152/1992. Ma il rischio emergente nei territori ad urbanizzazione diffusa come il nostro è l’ibridazione tra lupo e cane che se da un lato mette a rischio la purezza genetica di una specie che è il risultato di in migliaia di anni di evoluzione, dall’altro rischia di produrre animali che non possono essere chiaramente riconosciuti come lupo. E’ per questo importante tenere sempre sotto controllo i cani di proprietà senza lasciarli vagare incustoditi. Una scappatella del cane di famiglia con una femmina di lupo può avere conseguenze disastrose!
Minaccia o opportunità?
Il lupo non rappresenta un pericolo per l’uomo ed in Italia non esistono casi documentati di uccisioni di uomini. Una famiglia di lupi può arrivare a catturare 200 cinghiali in un anno, preferibilmente giovani e individui debilitati o malati, contribuendo a controllare la densità delle prede, le possibili epidemie e i danni al patrimonio boschivo e agricolo. Solo in situazioni di scarsa accessibilità o bassa densità di tali prede, il lupo, si comporta da opportunista predando attivamente ovini e giovani bovini ed equini (agnelli, puledri e vitelli). In questi casi, la presenza del predatore entra in conflitto con le attività umane, in particolare l’allevamento estensivo. Soprattutto nelle aree dove il lupo è ricomparso dopo un lungo periodo di assenza, gli animali al pascolo sono completamente disabituati alla sua presenza e gli stessi allevatori possono aver abbandonato le tecniche di protezione del bestiame. In queste situazioni è necessario ripensare le attività di allevamento per prevenire gli attacchi sulle mandrie e sui greggi.
Il Parco in aiuto degli allevatori
Nel territorio del Parco è ampiamente diffusa la pratica di allevamento estensivo di bovini, equini ed ovini, elemento distintivo del paesaggio dell’Agro Veientano che il Parco ha il compito di difendere. I casi di predazione recentemente accertati, impongono la necessità di mettere a frutto la nostra intelligenza per gestire una situazione complessa: da un lato il lupo che contiene l’esubero del cinghiale e quindi è di supporto agli agricoltori che vedono i danni alle colture diminuire. Dall’altro gli allevatori, custodi del paesaggio, che devono poter continuare la loro attività senza perdite e che sono parte di un percorso di sviluppo sostenibile. Il terzo in gioco è il Parco che deve prendere a modello le esperienze virtuose fatte nei territori dove il lupo è già da tempo tornato, per condividerle con gli abitanti, come, ad esempio, l’utilizzo di ricoveri notturni, recinzioni interrate o elettrificate, recinti mobili in rete metallica per proteggere femmine gravide, puledri e vitelli neonati, ma anche cani pastori da guardiania specificamente addestrati. Proprio in quest’ottica l’Ente Parco ha di recente acquistato recinzioni anti-lupo da distribuire agli allevatori che ne facciano richiesta, fornendo tutto il supporto necessario per eventuali danni al bestiame, compreso l’indennizzo dell’animale ucciso. Analogamente sta prendendo contatti con centri di riproduzione e addestramento dei cani da guardiania che vengono dati in affidamento agli allevatori.
Le altre pubblicazioni:
Parchilazio.it
Roberto Sinibaldi
Luciana Carotenuto
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